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sabato 24 dicembre 2022
martedì 25 ottobre 2022
Grenadier à cheval de la Garde impériale - 1814 (1)
Parte 1
Grenadiers a cheval de la Garde Imperiale – Campagne de France 1814
Alla fine di ottobre 1813 si concludeva la campagna di Germania, le truppe Napoleoniche dopo la sconfitta nella battaglia di Lipsia (16-19 ottobre), operavano una ordinata ritirata verso il confine Francese attraverso la ormai ex Confederazione del Reno, quando, nei pressi della cittadina di Hanau, una parte dell’Armèe fu intercettata da un contingente Austro-Bavarese al comando del vecchio alleato generale Von Wrede. I 20.000 francesi al comando dello stesso Napoleone furono dunque fronteggiati da 42.000 Austro-Bavaresi, ed il 30 ottobre si scatenò un duro scontro, dove i Granatieri a Cavallo operarono una decisiva carica insieme ad altri reggimenti della Guardia Imperiale al comando del generale Nansouty, sbaragliando i cavalleggeri Bavaresi che avevano minacciosamente caricato più volte le batterie della Gaurdia Imperiale di Drouot.
Rientrati in Francia, per i Granatieri a Cavallo fu nominato un nuovo comandante, il generale Guyot proveniente dai Cacciatori a cavallo della Guardia in sostituzione del precedente colonnello, generale Walther che aveva comandato ininterrottamente il reggimento dal 1806 al novembre 1813. All’ispezione del 1° novembre 1813 risultavano presenti 60 ufficiali e 1.134 tra sottufficiali e truppa, con ulteriori distaccamenti in guarnigione a Metz, Kaiserslautern e Parigi. All’inizio della campagna di Francia, i Granatieri a Cavallo furono inquadrati nella seconda divisione della cavalleria della Guardia Imperiale con il secondo reggimento degli stessi Granatieri della Giovane Guardia, i Dragoni della Guardia e i Cacciatori a Cavallo della Vecchia Guardia.
La campagna di Francia si aprì come parte finale dell’inseguimento dei Francesi in ritirata, dove gli Austriaci del Principe Schwarzemberg, i Prussiani del Generale Blucher appoggiati dai Russi, erano decisi una volta per tutte a schiacciare definitivamente Napoleone tentando l’invasione del territorio Francese e puntando direttamente su Parigi. Napoleone si trovava con forze esauste, ridotte e da riorganizzare in quanto sparse su tutto il territorio nazionale. Aveva a sua diretta disposizione circa 70.000 uomini per tamponare un fronte che poteva andare dal Belgio e Olanda, fino a Italia e Spagna, e non conoscendo correttamente le linee di avanzamento del nemico per mancanza di una rete informativa che tanto successo gli aveva dato in passato, fu sorpreso dall’arrivo degli Austro-Prussiani che attaccarono attraverso il confine Svizzero-Tedesco.
Va sottolineato che questo della campagna di Francia fu l’ultimo capolavoro strategico militare di Napoleone, che dopo i torpori di Russia e alcune indecisioni in Germania, nel momento dell’estremo bisogno rispolverò tutto il suo genio militare dei passati fasti, e nei primi tre mesi del 1814, nonostante l’inevitabile sconfitta finale, portò a termine brillanti vittorie, seppur parziali, con i suoi appena 70.000 uomini, contro oltre mezzo milione dei tre eserciti tra i più potenti di Europa.
I Granatieri a Cavallo già dopo soltanto il primo mese di campagna contavano non più di 900 uomini e furono utilizzati praticamente su tutto il fronte in difesa della capitale, da Reims a Troyes, portando a termine innumerevoli cariche di cavalleria contro quadrati di fanteria, artiglieria e mischie con cavalleria Austriaca e Cosacchi. Dopo una prima sconfitta a La Rothiere, Napoleone con soli 30.000 uomini al suo diretto comando, nei quali operavano anche i Granatieri a Cavallo, riuscì in quattro fulminanti vittorie sui Russo-Prussiani che contavano oltre centomila uomini, furono le battaglie di Champaubert, Montmirail, Chateau-Thierry e Vauchamps tutte nella prima metà di febbraio 1814. Il 6 Marzo fu poi la battaglia di Craonne, dove i Granatieri caricarono a fondo insieme agli Eclaireurs de la Garde di Testot-Ferry alcune batterie di artiglieria e quadrati di fanteria. Testot-Ferry per il grande valore fu nominato barone dell’Impero sul campo, e i Granatieri a Cavallo subirono la perdita del capitano Kister colpito da una palla di cannone, e il maggiore Lafarriere-Levesque fu gravemente ferito al petto ed ebbe una gamba amputata a causa di una scheggia. Fu sostituito dal maggiore Jamin de Bermuy che comandò poi i Granatieri a Waterloo. L’ultima carica vittoriosa della cavalleria della Guardia fu il 26 marzo a St. Diziers, dove lo stesso Napoleone fu visto sguainare la spada e porsi al comando dei suoi mitici cavalieri, ma nonostante la vittoria, coloro che furono sconfitti non erano altro che un contingente parziale che operava da schermo per far passare il grosso delle truppe che puntava dritto verso la capitale. Venuti a conoscenza che il 30 marzo gli alleati erano entrati in Parigi, fu ordinato ad una parte del reggimento dei Granatieri di cavalcare rapidamente verso la città per un estremo supporto alle truppe di stanza; ma alla notizia che il 31 marzo il maresciallo Marmont, che comandava la difesa della capitale, si era arreso, furono comandati a ripiegare con il resto dell’esercito su Fountainbleau, dove si concentrarono per stringersi attorno al proprio Imperatore. Di l’ a pochi giorni, il 5 aprile i Borboni rientrarono in Francia dove il maresciallo Marmont giurava loro fedeltà, e il giorno 11 aprile 1814, pressato dai marescialli Ney e Mc Donald con il generale Caulaincourt, Napoleone firmava l’abdicazione senza condizioni, se non quella di accettare il principato dell’isola d’Elba. Da qui sarebbe nato l’ultimo atto dell’epopea Napoleonica.
Le memorie più importanti ed interessanti redatte da membri del reggimento, sui tre lunghi mesi della campagna di Francia, ci sono giunte dal Generale Guyot e dal Sergente Lecocq, due punti di vista molto diversi considerando il grado, dove Guyot era spesso a fianco delle stesso imperatore al comando dello squadrone di servizio, ma dove lo stesso Lecocq, vista la scarsezza di uomini e la disperata difesa del suolo nazionale, si ritrovò alcuni giorni ad essere ADC di uno dei grandi comandanti di cavalleria Napoleonica, il generale Lefebvre-Desnouettes!!! Il tono generale delle loro memorie concorda però sulla durezza della campagna, sull’affrontare marce forzate, sul passare a cavallo intere nottate in attesa di ordini, sui bivacchi sotto le stelle con freddo polare e sotto la neve. Spostamenti di decine e decine di chilometri effettuati in poche ore, per essere subito lanciati in battaglia, e la sera non avere cibo per gli uomini ne foraggio per i cavalli, e contare spesso sul supporto di villaggi già pesantemente provati dalla guerra in corso. Il soggetto vuole ricreare un frammento di questa devastante campagna militare, in un attimo di riposo al bivacco in una delle tante giornate gelide del febbraio 1814. I Granatieri a Cavallo, nonostante il loro status privilegiato di reggimento senior della Guardia Imperiale, soffrirono delle stesse miserie del resto delle truppe, ma dimostrando tutto il loro grande valore in battaglia che li aveva contraddistinti da ormai quindici anni. Spesso nei pressi dell’Imperatore in persona erano sempre pronti a montare in sella e cavalcaread un ordine improvviso dell’Imperatore in persona.
• NAPOLEON'S IMPERIAL GUARD - UNIFORMS & EQUIPMENT - THE CAVALRY
• NAPOLEONS GODS - THE GRENADIERS A CHEVAL 1812-15
• MOUNTED GRENADIERS OF THE IMPERIAL GUARD
• L'ARMEE FRANCAISE - GRENADIERS A CHEVAL DE LA GARDE 1804/1815 PLANCHE 23
• NAPOLEON'S ELITE CAVALRY 1804/1815
Note storiche: Stefano De Gioannis
Uniforme
Due sono i tratti caratteristici dell’uniforme del Granatiere a Cavallo di questo periodo, il manteau-capote dotato di maniche, e mantellina con i tre distintivi galloni color aurora, e le brache in lana di color grigio, indumento comodo e poco costoso, entrambi introdotti nel 1813 e che caratterizzeranno l’uniforme dei Granatieri a Cavallo di fine Impero.
Copricapo in pelo d'orso
Sciabola dei granatieri della Guardia Imperiale, terzo modello (1810)
La sciabola aveva una guardia a tre rami formanti una conchiglia traforata e decorata con una bomba fiammeggiante, interamente in ottone. Pomolo in ottone, manico in legno rivestito in pelle di vitello filigranata con filo di ottone intrecciato, ghiera in ottone. L'elsa terminava con una forma a scudo decorato con tre foglie di palma.
Al centro una granata da 6 cm rivettata alla piastra da due rivetti in ottone.
Il gancio per cintura è saldato alla piastra così come il passante per cintura.